In un contesto che mai ci saremmo aspettati, alle prese con una delle più grosse crisi socio-economiche degli ultimi 2 secoli, in piena pandemia globale, abbiamo sentito la necessità di far luce sul come le istituzioni – e politici di vario grado e livello – dovrebbero provare a comunicare ed informare i cittadini in piena emergenza. Secondo noi, ovviamente.

Partiamo da un premessa di ampio respiro per, poi, arrivare a sviscerare alcuni punti che riteniamo focali. E vogliamo farlo provando a rispondere a delle domande.

Chi è il nostro nemico? Combattiamo, ormai da oltre 1 mese, con un mostro invisibile dai perimetri indefiniti. Ed è proprio questa sfocatura – associata al “nuovo” a generare una certa instabilità emotiva. Ad ognuno la sua.

Cosa ci riserva il futuro economico? Il 90% del tessuto economico del paese è in stallo, ovviamente. Quindi, cosa ne sarà delle nostre imprese? Dei nostri lavori? Il chiedercelo è naturale, umano. Vogliamo ammetterlo oppure no. Ripresa veloce, ripresa lampo, inevitabilmente siamo scossi e dubbiosi.

Come abbiamo cambiato le nostre abitudini?

La nostra vita è radicalmente cambiata, da un momento all’altro ci siamo ritrovati catapultati in una realtà quasi cinematografica. Ogni persona responsabile è da 1 mese circa recluso nelle proprie 4 mura, come è giusto che sia. Si è passati dal potere uscire h24 al non poterlo fare quasi mai. Cosa comporta tutto ciò? Senza dubbio crea un disequilibrio mentale ed emotivo che, in un qualche modo, uscirà o sta uscendo fuori. Anche qui è la natura umana che ce lo insegna, sic et simpliciter.

Vi starete chiedendo perché abbiamo fatto una così ampia digressione sull’emotività e sul fattore psichico legato a i tempi che viviamo. Era necessaria, perché cognizione e ed emozione (a vari livelli) fanno sì che assorbiamo in un certo modo una notizia, un’informazione e, dopo di che, vi reagiamo. Ognuno di noi reagisce a tutto ciò, ecco perché diviene di fondamentale importanza il come venga inviato il messaggio. Chi governa questo processo? I Media, le istituzioni e gli addetti ai lavori.

Ora, andiamo a creare una dicotomia utile:

Media

Ci riferiamo al mondo dell’informazione che è diviso tra deontologia e necessità di marginare in quanto sul mercato. Pare superficiale come disamina? Potrebbe, ma non possiamo eludere ciò e mai ci sottrarremmo al confronto con la realtà. Per questa categoria vi è un vincitore sul mercato: chi spinge sulle emozioni per portare utili (click, per intenderci in modo artigianale) a casa propria. Chi, invece, dalla nostra potrebbe essere il vincitore assoluto: chi riesce a trovare un sano equilibrio tra la notizia sensazionale e l’informazione utile, anche quella che non spaventa. Qualcuno l’ha capito e lo attua, qualcun’altro l’ha capito ma preferisce il margine ed il profitto. Poi vi è chi non è in grado di comprendere, ma per quelli destineremo un altro girone infernale.

Istituzioni

Il riferimento è alle istituzioni tutte, di vario livello, e anche a chi ricopre ruoli politici senza occupare posti istituzionali. Insomma, chiunque ha degli impegni nei confronti dei propri elettori e/o cittadini.

Ora, viene il bello, promesso.

Prendiamo ad esempio, e l’abbiamo fatto in modo quanto più dettagliato possibile, 2 figure che ci serviranno per l’analisi:

Il senatore Matteo Salvini, nonché leader e segretario del Carroccio e già vicepresidente del Consiglio dei Ministri insieme a Di Maio.

Il Presidente del Consiglio in carica, l’avvocato Giuseppe Conte.

Più volte (scopri di più) abbiamo incoronato il leader leghista come vero vincitore dei media grazie al fatto che più di tutti ha applicato alcune regole fondamentali del marketing puro alla politica, divenendo, così, vincitore indiscusso della scena (soprattutto sui social media). Ci è bastato, però, seguire Salvini sin dai primi giorni di emergenza per capire che stesse sbagliando qualcosa, e i dati che a breve vedremo ci daranno ragione.

Conte, invece, sin dal primo momento (2018) ha mostrato il suo essere moderato sui media, tranne qualche scivolone (che forse abbiamo notato in pochi) ad inizio del primo mandato sotto grossa influenza delle strategie pentastellate.

Cosa differenzia, oggi e ieri, Salvini e Conte? Scopriamolo insieme:

Salvini conscio di quanto le emozioni giochino un ruolo vitale nel marketing ha puntato, praticamente da sempre, allo stile ibrido tra il nazionalpopolare spicciolo (ma che attecchisce) a quello estremo, a quello che stimola le paure e le passioni delle persone, dalle viscere. Quelle che probabilmente senza di lui sarebbero rimaste sopite. Molte persone hanno trovato in Salvini il lasciapassare per poter dire quello che pensano, in modo antidemocratico, magari.

Conte, invece, ha sempre tenuto un tono sobrio, morigerato, ecco, rassicurante.

Proviamo, ora, a pensare a quanto ciò abbiamo detto in apertura sull’emotività e sulla psiche umana rispetto al momento.

Di cosa abbiamo bisogno, oggi? Di rassicurazioni. Di messaggi chiari, decisi ma umani, di toni pacati che iniettano tranquillità, sicurezza. Tutto ciò che Conte sta incarnando da un po’, in modo brillante.

Di cosa non abbiamo bisogno, oggi? Di polemiche, di politichese, di opposizione, di paura.

Si necessità di stabilità e serenità, non vediamo distinzioni di colori politici perché vogliamo uscire da questa situazione e siamo certi che solo uniti lo faremo.

Tutto il resto compare ai più, come sciacallaggio politico di bassa lega. Per rimanere in tema.

Ecco perché abbiamo ritenuto utile, arrivati fin qui, mostrarvi alcuni dati relativi ai profili social di Conte e Salvini negli ultimi 30 giorni. Tenendo presente la crescita numerica (e percentuale) rispetto al periodo antecedente.

Nella prima immagine vi abbiamo messo a confronto le pagine Facebook dei due. cosa emerge? che Conte corre con un treno in termini di crescita, è inarrestabile. Nonostante il suo tono istituzionale (e strategia) incida sul numero di pubblicazioni che è pari a poco più di 1/10 rispetto a quelle di Salvini.

Grafico Facebook

Qui, invece, il confronto è tra i due profili Twitter. Cosa cambia rispetto a Facebook? Nulla, o quasi nulla. Conte surclassa sotto ogni aspetto di crescita Salvini.

Dirigiamoci verso la fine, sennò ci definirete tediosi, facendo alcune deduzioni logiche e professionali.

Facciamo una promessa d’uopo: il trend di Salvini è quasi tutto in crescita, non che non crescano i suoi profili. Sarebbe una visione alterata della realtà digitale. Il punto è che crescono poco rispetto al passato e soprattutto rispetto a Conte.

Soprattutto se consideriamo che Salvini ha al suo servizio (ve lo diciamo da addetti ai lavori) una macchina dei media instancabile, alimentata ogni secondo, da molte risorse umane (e non). Insomma, per quanto investa (in termini economici e di risorse) Salvini sui social media, dovrebbe crescere molto più. Come è accaduto fino a gennaio. Diciamo che non può permettersi questa crescita così a rilento. Ecco, l’abbiamo detto. Non è un caso che gli analisti del web vicini al leader leghista sono preoccupati. Potrebbero, forse, preoccuparsi meno e consigliare meglio. Magari.

Cosa impariamo da tutto ciò? Che ogni messaggio e strategia va adattata al momento. Usare lo stesso tono di comunicazione (e la stessa strategia) anche in questi tempi straordinari, potrebbe rivelarsi un errore. Ho imparato, forse al primo anno di Università, che il messaggio va adattato, sempre, rispetto al mezzo, al pubblico e soprattutto al contesto.

Sarà interessante capire quanto questi radicali cambiamenti (progressi e regressi compresi) rispetto il brand personale dei governanti inciderà, poi, sui consensi, sulle elezioni. Vicine o lontane che siano. A tutti i livelli.


Ai posteri l’ardua sentenza.

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