L’emergenza sanitaria da Coronavirus Covid-19 ci ha messo davanti ad una realtà fino a qualche mese fa inaspettata, sono vacillate tutte le nostre certezze di cittadini, i nostri diritti e le nostre priorità si sono ribaltate, il diritto alla salute, in particolare, è divenuto più importante, ed in qualche maniera, si è posto in contrapposizione rispetto a quelli delle libertà individuali e di libera circolazione. Il Paese è stato pian piano “spento”, fermato, sospeso, nell’attesa che la situazione migliorasse o che fosse disponibile la “panacea di tutti i mali” (in questo caso): un vaccino.

Essere rinchiusi in casa, però, non è per tutti uguale, dipende da molti fattori socioeconomici, non tutti infatti hanno potuto contare su risparmi e affrontare con serenità (economica) il periodo di fermo, ed i sussidi previsti in più decreti non sono stati e non sono affatto immediati. Inoltre, non tutti hanno la possibilità di rimanere chiusi in una casa ampia e comoda, magari dotata di un terrazzo al centro della città. È chiaro che non è la stessa cosa subire il lockdown in una villetta con giardino o in un basso di 40 metri quadrati in sette.

Ecco quali sono i sentimenti principali durante l’emergenza da Covid-19

Perché questo lungo preambolo esplicativo? Per essere un politico, e comunicare in modo efficace, è necessario studiare prima di tutto quali siano le paure, le ansie e le preoccupazioni della nostra platea. Ovviamente.

Vediamo dunque quali sono i principali sentimenti degli italiani:

Tristezza. Le città sono vuote, le strade deserte, si ha la consapevolezza che la vita non tornerà così presto quella di una volta, che non si potranno riabbracciare tanto velocemente i propri cari;

Solitudine. La sensazione, nonostante il massiccio utilizzo dei social media, è di essere soli. Abbandonati al proprio destino. Inoltre, sono moltissimi a star passando la quarantena in completa solitudine;

Paura. Un virus invisibile si muove tra le persone, asintomatico per alcuni e letale per altri. Come non essere spaventati?

Rabbia/Frustrazione. Si poteva intervenire prima, si poteva fare di più. Di chi è la colpa? Chi è il nemico? Quante ingiustizie vengono consumate in queste ore? Sono impotente, non posso fare niente per proteggere la mia famiglia dal virus e, se sono povero, dalla fame;

Speranza. In un marasma di sensazioni negative non manca tuttavia qualcuna positiva. Si spera che tutto questo finisca in fretta, che col tempo la vita riprenda normalmente, che un farmaco ci salvi, che lo Stato si prenda cura di noi;

Solidarietà e fiducia nel prossimo. Non mancano le manifestazioni di solidarietà verso chi è in prima linea o verso quelli davvero in difficoltà, moltissime sono state infatti le donazioni ad ospedali, enti di ricerca, enti benefici ed associazioni. In una situazione così complessa e destabilizzante la fiducia nell’altro è l’unica cosa che ci resta.

Come un politico può comunicare durante l’emergenza da Coronavirus?

Prima di entrare nel merito, vogliamo fare qualche specificazione: ora più che mai gli italiani sono attenti, passano una gran quantità di ore davanti a social tradizionali e non. Stanno imparando a riconoscere le fakenews, e al tempo stesso ne sono maggiormente vittime. Oltre la comunicazione, però, sono talmente fermi e in perenne attesa che se una promessa non si tramuta in azione se ne accorgono subito, e ne pretendono spiegazioni, se non lo fanno oggi le esigeranno domani.

Come comunicare dunque? In articoli precedenti vi abbiamo parlato di Giuseppe Conte e Vincenzo De Luca, abbiamo analizzato i loro profili social e la forte crescita delle loro pagine.

Insieme a Sergio Mattarella, in questo momento storico, godono della fiducia degli italiani e dei campani in particolare. Se per il Presidente della Repubblica il discorso era valido anche precedentemente, gli altri due hanno dovuto conquistare tutto sul campo.

Hanno stili molto diversi, e le loro personalità non sono per nulla associabili, entrambi, però, hanno dovuto sobbarcarsi le sorti, il primo di una nazione, e l’altro di una regione. Entrambi lo hanno fatto continuando a lasciare spazio alla loro umanità.

Giuseppe Conte rassicura, rende partecipi gli italiani di quanto sta avvenendo, il suo governo, i suoi decreti, i suoi slogan sono tutti volti a rassicurare, nessuno verrà lasciato solo, andrà tutto bene, stiamo facendo il massimo ma presto faremo di più, e lo fa attraverso delle videoconferenze. Ha ecceduto in un solo caso, quando ha accusato i due leader delle opposizioni, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, di alimentare odio e false notizie. E per comprendere quali saranno le conseguenze e come gli italiani si divideranno nel merito è ancora troppo presto.

Da lui, dunque, prendiamo il modo di parlare semplice, diretto, rassicurante, da padre di famiglia.

Vincenzo De Luca usa figure retoriche, utilizza i suoi studi filosofici con arte e per bacchettare chi non rispetta le regole, come dicevamo, nemmeno Maurizio Crozza riesce più a star dietro al suo personaggio. È un uomo solo al comando, sicuro di sé, severo, anticipa le mosse di Conte, rende più restrittive le decisioni del Governo centrale. Mette in campo un piano socioeconomico che lui stesso definisce epocale, lo annuncia sui social, attraverso una videoconferenza.

Da lui prendiamo dunque il forte decisionismo, la potenza comunicativa e la rigidità esplosiva con cui impone le sue regole, le sue ordinanze. La gente ha paura, e ha bisogno di affidarsi, vuole che qualcuno decida per lui in questa emergenza.

Attenzione però, entrambi i nostri leader tanto amati in questo momento potrebbero vedere la loro sorte ribaltarsi perché vittime del personaggio da loro stessi creato: poco decisionismo e morbidezza, per Conte, eccesso di autoritarismo per De Luca.

L’ideale sarebbe matchare queste caratteristiche e non nascondere la propria personalità. Occorre alleviare rabbia, tristezza, solitudine e paura e al tempo stesso alimentare speranza e fiducia nel prossimo. Non è semplice, ed è necessario un lavoro di immagine e comunicazione non indifferente. Sei pronto alla sfida?

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