Grandi novità in casa Twitter: a fine ottobre il Ceo del tanto amato “uccellino azzurro”, Jack Dorsey, ha annunciato in maniera forte, e – diciamocelo – disarmante, che a partire da novembre tutta la pubblicità legata a contenuti politici sarebbe stata bannata, vietata. Novembre è arrivato: detto, fatto! In maniera irreversibile, pare, qualsiasi tweet sponsorizzato di tipo politica viene definito “non idoneo”. Sic et simpliciter.

Scopriamo, insieme, il perché:

Abbiamo deciso di smettere di pubblicare annunci politici a pagamento, in tutti i paesi in cui siamo attivi. Riteniamo che la politica debba guadagnarsi la possibilità di raggiungere le persone e la loro attenzione: meritarla, non comprarla.
Un messaggio politico si guadagna l’attenzione quando le persone scelgono attivamente e consapevolmente di seguire un account o di ritwittare i suoi contenuti. Pagare per mostrare agli utenti il proprio messaggio ignora questa scelta e impone agli utenti un messaggio politico ottimizzato e targettizzato. Riteniamo che i soldi non debbano avere niente a che fare con questa scelta.
La pubblicità online è molto potente ed efficace per gli inserzionisti commerciali, ma quando si parla di politica questo potere comporta grandi rischi, perché può essere usato per influenzare voti che influiscono sulla vita di milioni di persone.

Ecco, focalizziamoci, maggiormente, sul meritare l’attenzione e non comprarla. Su quasi tutte le piattaforme social, oggi, è possibile pubblicare un contenuto in maniera organica oppure a pagamento. Ma cosa significa ciò?

Organico è tutto il contenuto che viene pubblicato sui social e non viene sponsorizzato;

Sponsorizzato è quel tipo di contenuto che, attraverso un pagamento destinato alle società ospitanti (Facebook, Twitter ecc), viene mostrato a moltissime più persone proprio perché, sponsorizzato. Perché pagato, per intenderci.

Ecco, fatta questa premessa, i contenuti politici su Twitter continueranno ad esserci, ma dovranno impegnarsi di più affinché siano interessanti, siano in grado di influenzare le masse. Proprio perché non è più possibile pagare per diffonderlo. Stop.

Possiamo dire che la decisone presa da Twitter è davvero forte? Sì, possiamo dirlo. Soprattutto considerando che una parte (c’è chi dice consistente, chi dice di no) degli utili dell’azienda derivano proprio dalle pubblicità politiche. Senza tralasciare il fatto che Twitter ha avuto successo, ad illo tempore, soprattutto grazie ai personaggi politici che iniziarono ad usare il mezzo.

Ora, proviamo a capire il perché di questa – difficile e coraggiosa – scelta che, inevitabilmente, intaccherà i bilanci di Twitter.
Facebook ha annunciato, controcorrente, che non farà più il Fact Check delle ads (pubblicità) relative a contenuti politici. In sintesi, non farà più la classica verifica rispetto una notizia politica diffusa e sponsorizzata perché possono essere, a prescindere, di «interesse pubblico» e per questo rimarranno fuori dall’attività di controllo dei fatti. Anche questa è una gran bella novità, soprattutto per gli addetti ai lavori. Ergo, Facebook limita i controlli e Twitter li aumenta. Questo nell’immaginario collettivo.

Iniziate, ora, a capirne un po’ di più? Ne sono certo, ma approfondisco ancora il tema: Facebook è il social – come dire – “commerciale” che permette tutto – nei limiti della policy – a tutti, mentre Twitter prova a divenire ancora più esclusivo. Domanda: non è che così diverrà troppo esclusivo? Nel senso che perderà terreno? Ai posteri l’ardua sentenza direbbe qualcuno.

Dopo un po’ di anni di anni di attività ed esperienza, penso che una riflessione da parte mia sia d’uopo, ed eccola:

Twitter sta provando ad attirare aziende che investano ancor più sulla pubblicità sulla piattaforma proprio, perché, ora, “meno inquinata” da pubblicità Politiche. A differenza di altre piattaforme (Facebook, ndr). Chiaro ora?

Giusto o sbagliato? Non saremo noi a dirlo, intanto un radicale cambiamento come questo, poco prima delle Presidenziali USA del 2020, fa riflettere ed allarma qualcuno, tranquillizza altri.

Infatti, dalla parte oltre oceano a cui dobbiamo tutto sotto l’aspetto del marketing politico online, iniziano ad essere recalcitranti. Brad Parscale, responsabile della campagna per la rielezione di Donald Trump, dice che questa mossa “è un altro tentativo di far tacere i conservatori, dato che Twitter sa bene che il presidente Trump ha la più sofisticata campagna online che si sia mai vista”.

Mentre, Bill Russo, dirigente della campagna elettorale di Joe Biden, il vicepresidente della amministrazione Obama, apprezza le nuove regole di Twitter e pensa che “i social media in generale dovrebbero lavorare di più per assicurare che i loro siti non diventino veicolo di disinformazione”.

Mi sembra opportuno lasciarvi con un po’ di dettagli tecnici – soprattutto per gli addetti ai lavori relativi a questi cambiamenti che sono entrati dalla porta principale del mondo dei social media, senza manco tanto preavviso:

Vi saluto, al prossimo ban!

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