Di seguito un’intervista al Professore Paolo Graziano dell’Università degli Studi di Padova che ha cortesemente risposto alle nostre domande fornendo un contributo essenziale a tematiche quali il rapporto tra social media e comunicazione politica. Buona Lettura!

Dalle piazze virtuali a quelle reali, come pensa che sia cambiato il mondo della comunicazione politica dall’avvento dei social media? 

I social media hanno offerto l’opportunità di consolidare il processo di personalizzazione della comunicazione iniziata già con i media televisivi. Attraverso i social media, i professionisti della politica possono offrire una continuità di interazione comunicativa che prima non era disponibile. In tal senso, i social media hanno senz’altro rivoluzionato la comunicazione politica.

Per lei, l’offline quanto è ancora utile in una campagna elettorale ed in che modo potrebbe aver senso strutturare una comunicazione che usi i media classici?

Molto utile, soprattutto per campagne elettorali regionali o comunali. Una strategia vincente deve essere plurale: media tradizionali, social media e campagna ‘sul campo’, e in campagna elettorale – attraverso un attento monitoraggio dell’attività comunicativa – si sceglierà una combinazione adeguata di varie modalità comunicative. 

Ormai da un decennio, a partire dal primo Obama, noi addetti ai lavori parliamo di Campagna basata sul Bottom Up (contro il “vecchio” top down) grazie all’uso del digitale, nello specifico dei social media. Ecco, lei pensa che davvero tali mezzi possano far sì che proposte dal basso venga recepite dall’alto – quindi dal candidato, dal governante – e siano in grado di influenzare eventualmente l’agenda politica?

No,  purtroppo. Rispetto alla politica ordinaria, la campagna elettorale è un mondo a parte. La strategia ‘bottom up’ può servire a dare l’impressione di una campagna elettorale che tenga conto di proposte provenienti dalla cittadinanza, ma una volta archiviate le elezioni, tipicamente il processo decisionale segue altre strade oppure – perché diventa realmente una politica ‘partecipata’ – esso deve dotarsi di strumenti non solo comunicativi che consentano alla comunità politica di sentirsi parte attiva in modo continuativo.