Si è senza data, senza candidature ufficiali alla Presidenza… eppur qualcosa si muove in Regione Campania. In questi mesi ne abbiamo viste di tutti i colori tra fughe in avanti e ritiri clamorosi, ma da alcuni giorni la scena sembra un po’ più limpida, almeno nel centro sinistra: Schlein e De Luca pare abbiano un accordo sul già Presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico. Quindi, forse, è tramontata l’ipotesi del terzo polo a trazione De Luca. A destra, invece, si è ancora in alto mare. Ed in tutto questo marasma ci sono molti campioni della raccolta voti che stanno decidendo a quale coalizione fornire il proprio apporto elettorale. Insomma, guardano alla finestra con la calcolatrice elettorale alla mano in cerca di un posticino nella miglior lista.
Ma come si sa, più andremo avanti e più la battaglia politica diverrà agguerrita, soprattutto una volta sanciti i candidati alla Presidenza delle varie coalizioni. Ed in un mondo dove la comunicazione politica è sempre più centrale ai fini elettorali – non a caso Bobbio ci insegna che la politica è l’arte di conquistare e mantenere il potere, ma nella democrazia moderna il potere passa attraverso la persuasione”-, è ovvio che spopolino trincee soprattutto digitali, dove a suon di post si proverà a veicolare il proprio progetto politico. E/o a screditare l’avversario, come spesso accade, polarizzando il dibattito, a scapito dei programmi.
Ed è proprio a questo limbo elettorale che ho voluto fare una istantanea: una analisi all’attuale condizione dei social media di tutti i nomi finora usciti fuori che potrebbero concorrere alla sfida elettorale per guidare la Presidenza della Regione. Perché? Perché risulta poi utile – per noi addetti ai lavori e per i curiosi tutti – capire da dove partono, cosa fanno oggi e cosa faranno domani in campagna elettorale in termini strategici. Insomma, un prima e dopo rispetto al loro posizionamento di brand politico e relativi risultati.

Da chi iniziamo? Io direi di dare il via all’analisi a partire dal nome più citato degli ultimi mesi: Roberto Fico, 50enne napoletano e pentastellato della prima ora, già Presidente della Camera dei deputati. Fico è stato l’oggetto di contesa tra la Schlein e De Luca, ma pare che negli ultimi giorni si sia definita la sua corsa alla Presidenza e quindi, probabilmente, a breve annuncerà la candidatura. Sì, ma da dove parte? Il probabile candidato del centro sinistra ha un brand ben posizionato, una fanbase cospicua, infatti con i suoi 370mila follower su Facebook e 112mila su Instagram è al secondo posto di questa classifica. Meglio per lui il tasso di coinvolgimento (ER) su Facebook rispetto ad Instagram, infatti registriamo un 1.34% (FB) rispetto ad uno 0.5% (IG). Il dato dell’ER è calcolato sul rapporto tra fanbase ed interazione rispetto ai contenuti, quindi rappresenta un po’ il quanto “ingaggiano” i contenuti e quanto siano interessate le persone a quanto dici. Ovviamente, di mezzo vi è l’algoritmo: più il numero di fan è alto e più l’ER si abbassa statisticamente, anche perché le piattaforme puntano ad abbassare la copertura (numero di persone che vedono un contenuto) a favore, invece, degli investimenti nelle inserzioni (post a pagamento o ads).
Infine, cresce di 1100 follower totali sulle due piattaforme negli ultimi 30 giorni, non fa ads e non ha Tik Tok. Quindi, in soldoni, Fico cresce sui social, suscita un discreto interesse ma pubblica pochissimo e non ha una identità di brand visiva chiara, ma questo è abbastanza ovvio non essendo ancora ufficialmente in corsa e non avendo ruoli al momento. Inutile dire che la base solida di fan l’abbia costruita nel tempo, da aizzatore grillino delle masse in ascesa al tempo a Presidente della Camera, uscendo poi dai monitor istituzionali ha perso appeal.

Si è parlato anche tanto dell’antagonista a sinistra (in questa corsa elettorale), il riferimento è a Sergio Costa, Vicepresidente della Camera e già Ministro. Ecco, vediamo lui cosa combina sui social: pubblica quasi tutti i giorni, cresce di circa 500 fan totali nell’ultimo mese, ha una fanbase di 229mila follower su Facebook e 28mila su Instagram con un ER sopra l’1% su Fb e sotto lo 0.5 su Ig. L’Ex Ministro ha uno stile visivo chiaro e riconoscibile – strategia sensata avendo una carica pubblica – e fa una comunicazione prettamente istituzionale; non fa ads e non usa Tik Tok.

Passiamo ora, invece, al centro destra, a partire da quelli già “in campo” da mesi, ovvero Edmondo Cirielli, politico di lungo corso, Viceministro e esponente di spicco di Fratelli d’Italia e Giampiero Zinzi, giovane Deputato e già Consigliere Regionale nonché leghista di ferro.

Il Salernitano Cirielli ha una fanbase di 34mila follower su Fb e quasi 6000 su Instagram, cresce poco (40 fan ca. in tutto) e pubblica quasi tutti i giorni su Fb e molto meno su Instagram con un ER molto alti rispetto alla media. Questo tendenzialmente per due motivi: fa ads (370 euro negli ultimi 30 giorni) e perché ha una fanbase ristretta. E come comunica? Usa sia un tono istituzionale che prova ad alzare i toni sfruttando spesso i trend (e contenuti) nazionali del suo partito; ha uno stile grafico predefinito. Ed infine, non ha Tik Tok.
Zinzi registra una fan base di 35mila fan su Facebook e 24mila su Instagram, cresce di circa 250 fan totali e pubblica oltre 1 contenuto al giorno con una ER sotto l’1% su entrambi i canali, meglio FB che Ig per lui. Ha provato Tik Tok ma pare subito lo abbia abbandonato e non fa ads al momento.
Zinzi usa tanti contenuti della macchina comunicativa leghista nazionale ed ha un suo format grafico (sempre su dei parametri identitari della Lega) ed appena può, quasi sempre, esaspera i toni per attrarre a sé traffico isolando ciò che vuole evidenziare: infatti qui entra in gioco il concetto di Framing (che Salvini conosce bene), teorizzato in ambito politico da Entman. Comunicare non significa meramente trasmettere informazioni, ma vanno selezionati in modo preciso quali aspetti della realtà rendere più salienti, orientando così l’interpretazione del pubblico. Ed attenzione: chi riesce a imporre il proprio frame definisce i termini del dibattito, obbligando l’avversario a muoversi sul suo terreno. Questo per dire che un eventuale Zinzi in campo – ipotesi quasi totalmente tramontata ad oggi – creerebbe non pochi problemi al centro sinistra se volessi soffermarmi solamente sull’efficacia comunicativa.

Ulteriori Rumors vedono in campo anche la Carfagna, oggi in “Noi Moderati” di Maurizio Lupi dopo un passato con Berlusconi ed una piccola parentesi con Calenda. O meglio, Lupi prova ad imporla per rintagliarsi un posto nel Centro Destra. Senza dubbio il profilo c’è, forza politica un po’ meno. La salernitana parte da una fanbase di tutto rispetto, quasi 200mila fan su Fb e quasi 100mila su IG, ma con una ER del tutto inesistente, quasi come se questi fan fossero “narcotizzati”. Cresce, intanto, su Instragram di quasi 500 follower nell’ultimo mese. Comunicazione del tutto sobria, moderata, istituzionale e non ha un format visivo definito e riconoscibile.

Infine, sempre per il Centro Destra, da più parti si sta corteggiando il super Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, però, continua a rifiutare la corsa alla Presidenza campana. Pare non voglia lasciare il Dicastero. Ed in termini di brand? È ben posizionato, molto bene, soprattutto se si pensa che esista online da 2 anni, infatti registra quasi 83mila fan su Fb e quasi 20mila su Instagram, con Er alti, superiori al 4 su Ig e superiori al 2 su Fb, complici anche un po’ le ads (170 euro negli ultimi 30 giorni). Non ha Tik Tok e pubblica tantissimo, almeno 4 contenuti al giorno. Questo è abbastanza ordinario se al fatto di essere il Ministro degli Interni ed hai decine di appuntamenti istituzionali al giorno ci aggiungi un mix di contenuti sensazionalistici sui successi delle Forze dell’Ordine in stile comunicativo propriamente Leghista. Poi, se questi eccellenti risultati hanno coinvolgono cittadini stranieri ancor meglio. I consulenti di Piantedosi, sulla scuola del “Medium è il Messaggio” di McLuhan, sanno bene che chi padroneggia il linguaggio delle piattaforme social potrà incidere l’agenda narrativa.

E poi, infine, non per importanza, soffermiamoci sul Governatore uscente De Luca, colui che ha tenuto gli osservatori politici con il fiato sospeso negli ultimi mesi grazie ad un permanente braccio di ferro con la Schlein con la filastrocca “Terzo mandato sì, terso mandato no”. Ad ogni modo sembrerebbe che i due si siano accordati su Fico (o su altro eventuale nome unitario). De Luca cresce, tanto (e più di tutti), sui social, registrando un +7000 fan totali solo negli ultimi 30 giorni che si vanno aggiungere alla sua grossissima fan base che supera 1 milione e mezzo su Fb ed i 600mila su Instagram; non fa ads ma ha un ER basso su Facebook, sotto lo 0.05, mentre è assolutamente accettabile su Instagram registrando un +1%. Ma come dicevamo prima, si è anche vittima del grossissimo numero di fan, in proporzione il tasso di ingaggio diminuisce. Perfettibile? Senza dubbio. Basta vedere Zaia, che con numeri abbastanza simili in termini di fan, si attesta sopra lo 0.3%. Il Presidente in carica pubblica tanto con una strategia, a differenza di tutti quelli analizzati finora, basata prettamente su video. Infatti, anche qui controcorrente rispetto agli altri, ha scelto di presidiare Tik Tok, infatti è di 2 anni fa una mia analisi dove evidenzio la scelta, in quanto unici in Italia, di Zaia e De Luca di usare anche questa nuova piattaforma, spazio digitale spesso snobbato dalla politica in quanto “non in target” direbbero. Non è detto sia giusto o sempre giusto, ma poi avremo modo di parlarne ancora. Intanto su questo canale De Luca registra un en plein di follower (300mila) con un + 250mila in meno di 20 mesi, e soprattutto fa incetta di visualizzazioni (alte, molto alte). E come comunica? Ma questo lo sappiamo bene, benissimo: toni forti ed irriverenti, scenici. Con tempi mimici perfetti. Insomma, è pur sempre De Luca: lo stesso di cui ho parlato ed analizzato nel dettaglio la crescita nel 2020 nel periodo Covid dove, in soli 30 giorni (marzo – aprile), registrò un + mezzo milione di fan. Insomma, 1/3 dell’attuale fan base in 1 mese.
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Senza dubbio emerge in modo chiaro che Fico, Costa e De Luca hanno un tasso medio in coinvolgimento dei fan – a costo 0 – più interessante degli altri. Quindi, un seguito di persone – che reputa secondo la propria scala di percezione valoriale – importante quanto leggono e lo dimostrano attraverso l’interazione. Così come è evidente che con media budget investito, anche poco, l’ER impenna.
Altra cosa fondamentale che vorrei trasferire è che, sì, sono importanti le metriche di vanità (Numero di fan per esempio) ma se chi ci segue è sopito, dormiente, serve a poco. Ecco perché si prende in considerazione anche il quanto questi interagiscano. Mi piace prendere ad esempio l’Homo Videns di Sartori in cui viene fuori un concetto forte: l’emozione supera la ragione nella costruzione del consenso. Ed ecco che per il fenomeno di riprova sociale i like e le condivisioni diventano una cartina tornasole dell’efficacia emotiva di un messaggio politico. Ed i comunicatori politici tutto ciò lo sanno, ci lavorano, lo sfruttano.
Non sappiamo ancora chi sarà in corsa per la guida della Regione nella competizione elettorale ma senza dubbio sappiamo che in un contesto dove il Candidato alla Presidenza è così lontano dai cittadini, la comunicazione politica avrà un ruolo fondamentale per attrarre consensi che vadano a fiancheggiare la forza elettorale delle coalizioni stesse fatte da candidati al Consiglio che andranno a raccogliere voti anche vecchia (ma saggia) maniera: porta a porta.
I mesi al voto sono pochi, ecco perché le strategie da mettere in campo dovranno per forza tener in considerazione il framing in quanto utilissima modalità per diffondere quello che il destinatario del messaggio politico (elettore) ritiene semplice e comprensibile. Cosa più difficile, in questo caso visti i tempi, è un re- framing efficace. In quanto, secondo Lakoff, per persuadere non basta un semplice cambiamento di linguaggio oppure una semplice risposta da parte del competitor, ma servirebbe lavorare da molto più lontano sulla costruzione di altri paradigmi socio/culturali. Insomma, se dovessi spiegarlo alla buona: non vi è tempo di costruire dei brand dei candidati (eventualmente non ancora consolidati) riconosciuti dal pubblico, ma sarà una sfida sull’isolamento della realtà affinché arrivi solo il messaggio giusto, compresso, in grado di orientare le scelte. E questo molte volte è polemica, è polarizzazione..
Qui, infine, l’analisi divisa per grafici.


