Il tanto atteso intervento della candidata democratica Kamala Harris alla famosissima Convention (United States Presidential Nominating Convention) di Chicago è finalmente arrivato, ecco perché ho sentito la necessità di analizzare questi circa 40 minuti.
Comunicazione politica, cosa emerge se guardiamo alla forma?
La Harris mostra una evidente padronanza nel public speaking, grazie ad una buona gestione dei tempi e un’abilità nel mantenere l’attenzione del pubblico.
Tuttavia secondo me non raggiunge il livello di eccellenza di Barack Obama.
Un aspetto distintivo di Harris è l’equilibrio senza dubbio efficace tra paraverbale e verbale: il tono, la mimica del corpo, il ritmo e le pause si integrano efficacemente con il contenuto delle sue parole, rafforzando il messaggio e l’impatto complessivo del suo discorso.
𝗖𝗼𝘀𝗮 𝗲𝗺𝗲𝗿𝗴𝗲 𝘀𝗲 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼?
I contenuti sfociano nella perfetta ricetta progressista che usa i classici (ma necessari) ingredienti come patria, futuro, libertà e richiamo all’unità di un paese diviso e lacerato. Il tutto accompagnato da un ineffabile storytelling – che diventa subito Politelling (ne parlo in questo mio piccolo manuale) – in cui emerge un racconto puntuale sulla storia personale di Kamala che serve ad attecchire sulle emozioni dei destinatari. Ci racconta il suo “viaggio” fino ad oggi, scontata ma promossa. Assolutamente.
Ho solo un dubbio che mi assale: cosa propone esattamente la Harris sulla politica estera, nello specifico su quella mediorientale e quella ucraina. Mi sa che ha deciso di non esporsi in modo chiaro, e questo genera perplessità. Anche perché sul palco non sono saliti due gruppi che avevano chiesto la parola: mi riferisco ai pro Palestina e i Democrats for Life, che sono contro l’aborto.
Ma tutto sommato manca ancora molto se consideriamo i tempi della politica, avremo modo di vederne delle belle, ne sono certo.
UTILITIES
- Diretta Facebook (la Harris dal 1h e 30 min in poi)
- Traduzione integrale del discorso
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Qui l’articolo anche su SubStack.