Ci chiediamo mai quanto la comunicazione politica sia presente nella nostra quotidianità? Probabilmente no, ma la risposta è tantissimo!

Ci domandiamo mai quanto la maggior parte di ciò che ci circonda si basi sulla comunicazione? Poche volte. Ed invece ogni cosa ruota intorno ad essa. O quasi.
Anche la più semplice conversazione con parenti e affini, è comunicazione e può essere anche strategica.
Ma soprattutto, quante volte ci ritroviamo ad ascoltare incantati coloro che magari non fanno altro che cercare di venderti un rotolo di carta igienica, semplicemente perché parlano bene?
Quella è comunicazione. Certo, strategica. Ognuno di noi sa come deve parlare e cosa dire in base al contesto, è la base di ogni attività odierna. E questo è il fantastico mondo del marketing, ma poi ne riparleremo.

Parliamo di altro, più o meno.

La comunicazione politica può esistere senza strategia?

Assolutamente no! Oggi, è tutto concentrato su una strategia comunicativa, e con l’avvento dei social, il percorso è ancora più “facilitato”. Adesso un candidato, o un politico in senso ampio, deve curare la sua immagine, il suo brand personale. Non deve più concentrarsi solamente su ciò che deve dire al comizio.
E’ chiaro che – quasi sempre – non scrivono ciò che pensano alla mattina (o qualcuno direbbe “come mangiano”) ma sono seguiti da delle vere figure professionali, da consulenti di marketing politico.
Con le loro parole, con la loro strategia di comunicazione devono cercare di avvicinare il più possibile il candidato al popolo, far sentire a quest’ultimo che il politico in questione è uno di loro, e fa cose normali proprio come loro, e proprio per questo è il più indicato a rappresentarli. Ecco tutto ciò ha un termine solo: umanizzazione del brand! Teso ad un obiettivo: la conversione. Ma quindi, qui, quale sarebbe? Semplice: il consenso. Fare marketing politico per posizionarsi nella mente del cittadino (consumatore), acquisire autorevolezza e farsi votare (vendere). Semplice no?!

La comunicazione strategica come storytelling del politico sui social

Dunque abbiamo visto che in realtà la comunicazione che utilizzano i politici sui social, nient’altro è nel marketing, che un’attività di storytelling. Anzi aggiungerei che oggi ciò rende davvero è lo storylistening, ascoltare le storie altrui per, poi, raccontarle. Alzi la mano chi non vorrebbe essere protagonista di una storia per un giorno!
Tutto ciò è comunicazione strategica e senza dubbio persuasiva, sopratutto in ambito politico.
Quindi, quest’ultima fa ”vincere” e sopratutto sui social, i quali sono a portata di mano di tutti noi, perché mostrano il candidato come un ragazzo della porta accanto, mostrano la loro quotidianità.
L’utente si immedesima nei suoi gusti, nelle sue avventure, in tutto ciò che egli condivide sul suo profilo.
La strategia ovviamente cambia in base al politico che vuole raccontarsi, uno può focalizzarsi maggiormente su un aspetto, un’altro su un aspetto opposto, ma tutti alla fine mirano all’umanizzazione di se stessi.
Anche se a volte è un illusione.
Ma ci troviamo estremamente ammaliati il più delle volte dai contenuti che vengono pubblicati. E quasi sempre ci troviamo in accordo, anche se neanche li seguiamo o condividiamo le loro linee politiche. E’ una comunicazione persuasiva che ci attrae ed è li che allora che quest’ultima ha fatto il suo dovere.

Dunque, quando si attua una strategia comunicativa atta a creare un’opinione pubblica positiva, che rende anche il più malandrino una persona a cui lasceresti il gatto, allora è li che vince la comunicazione strategica.
(E non solo in politica!)